Io ero un gatto di strada, una vera e
propria canaglia, uno di quei felini pronti a tutto pur di sgraffignare
una fondo di prosciutto o possedere qualche micetta, non importa se una di
quelle certosine morbide e blasonate o un’umile soriana da quattro soldi.
Tracce di quel tempo contrassegnato da molte lotte e da alcune sofferte
vittorie permangono indelebili sulla mia pelliccia ricoperta di cicatrici,
lungo la mia coda spelacchiata, nel mio sguardo diffidente, nel mio naso piatto
dove qualche rivale in amore ha voluto lasciare il suo ricordo.
Era una vita libera e selvaggia e qualche
volta – ma solo quando il mio stomaco era pieno – poteva capitare che mi
sentissi il re di quella striscia di terra che si estende tra Recco e Camogli,
un territorio multiforme che per anni ho battuto palmo a palmo fino a
conoscerne ogni insidia e ogni opportunità. Tutto per me è cambiato
da quando una coppia di innamorati è venuta a stabilirsi in una di queste
palazzine di confine. Lei era una biondina di aspetto gradevole e dalla voce
suadente. “Psss, psss, minin, minin, micio, micio”: faceva di tutto per
attirarmi nel suo gazebo con ciotole ricolme di buone poltiglie che io
avidamente ingurgitavo, aspettandomi sempre la reazione del suo compagno. Io lo
temevo: non solo perché arrivava ogni sera rombando su moto potenti o sgommando
su fuoristrada di ogni tipo e colore – tutti veicoli micidiali per noi
poveri felini costretti ad attraversare la strada – ma perché si capiva lontano
un miglio che era geloso. Geloso delle attenzioni che la sua padroncina ora
sembrava intenzionata a dirottare su di me. Ero sicuro che un giorno o l’altro
quel tipo robusto, uso ad andar per le spicce, mi avrebbe fatto assaggiare la
punta minacciosa dei suoi stivali. La diffidenza fa parte della mia
natura e va detto che solo i gatti randagi che possiedono questa qualità
riescono a diventare anziani. Ma, per lo meno in questo caso, ho dovuto
ricredermi.
E' pur vero
che lo stivaluto continua a nutrire una certa gelosia nei miei confronti, ma il
suo cuore è buono e ha finito per accettarmi e anch'io ormai nutro dell'affetto
nei suo confronti. Che volete? Un po' per amore e un po' per convenienza, io ho
rinunciato allo stato libero e selvaggio, ho accondisceso al nome che i due
umani hanno voluto impormi e mi sono parzialmente addomesticato. D'altra parte
dovreste vedere quanto è confortevole quell'alloggio, ben arredato e
panoramico, divani accoglienti e letti morbidi e ciotole sempre piene.
Quel che è stato è stato; senza contare che un
giorno o l'altro anche un micio esuberante e superdotato come me finirà per
raggiungere la pace dei sensi.
P.S. Pace dei sensi? Stavo scherzando, naturalmente...